Filippo Domenicali, Biopolitica e libertà. Dieci capitoli su Foucault

Come è possibile esercitare la libertà nel tempo della «biopolitica»? Ha ancora un senso parlare di libertà quando il potere è diventato «biopotere» (alla lettera: un «potere sulla vita») impadronendosi delle attitudini, delle capacità, degli affetti e perfino dei nostri pensieri più intimi e privati? Quando cioè le stesse categorie del “pubblico” e del “privato” hanno perduto ogni ragione di essere, proprio perché il «biopotere» produce – come dichiara insistentemente Foucault – il «soggetto» stesso?

Sono alcuni degli interrogativi che fanno da guida a questo studio e a cui l’autore tenta di rispondere esaminando l’intera opera di Foucault, edita e non. La questione della libertà viene interpretata come il motore dell’evoluzione del suo pensiero, il problema che ne orienta le tappe e ne dirige gli sviluppi, dagli scritti dedicati alle «relazioni di potere» a quelli finali sull’etica degli antichi. «Problematizzare» la libertà non significa considerarla come una sorta di “oggetto” filosofico presupposto, ma interrogarsi passo dopo passo sulle condizioni di possibilità e sui limiti che circoscrivono forme di libertà che si effettuano nella dimensione contingente dell’evento. La biopolitica costituisce la situazione attuale, il contesto e lo sfondo significante che spinge Foucault a ridefinire il concetto tradizionale (filosofico-giuridico) di libertà in direzione di un’inedita concettualizzazione etico-politica di «pratiche di libertà» disperse, contingenti, irriducibilmente plurali.

Nessun commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

X