Si pronuncia tutto attaccato, senza pause di respiro né di riflessione. DiegoArmandoMaradona. Perché rappresenta un’icona che va oltre le “semplici” regole linguistiche. D’altronde, secondo Charles Peirce, l’icona è uno dei tipi fondamentali dei segni della semiologia, che si trova in un rapporto di estrema somiglianza con la realtà esteriore. In base a tali regole, dunque, è corretto dire “Maradona è il calcio”, oppure, come recita il titolo odierno (26 novembre 2020) del quotidiano italiano la Repubblica: “Il calcio va in paradiso”. Intendendo con calcio, appunto, Maradona. E la correttezza dello sguardo che caratterizza tale espressione è confermata anche da un altro significato del termine icona, ossia un personaggio emblematico di un’epoca, di un ambiente, di un genere. Maradona dunque è il calcio. Lo è stato e lo sarà, considerando soprattutto le possibilità di creazione e conservazione digitale di prodotti audiovisivi e di racconti.
Ma un’icona intesa in quest’ultima accezione non può esistere senza la società, ossia senza qualcuno che la crei, la utilizzi, la diffonda. Come si verifica questo processo? Proviamo a tracciarne il percorso, ripercorrendo parti della biografia del Pibe de oro…