Anton Webern (1883-1945) è stato un compositore, insegnante e direttore d’orchestra austriaco. Allievo di Arnold Schönberg ed esponente di punta della cosiddetta Seconda Scuola di Vienna, è conosciuto per aver esteso il sistema di composizione con dodici note rompendo definitivamente qualsiasi rapporto con la musica tonale e creando il modello originario di una delle principali tecniche compositive della seconda metà del XX secolo, il serialismo integrale. Durante il secondo conflitto mondiale fu perseguitato dai nazisti che bollarono la sua musica come “bolscevismo culturale”. Per mettersi in salvo dalle operazioni belliche si trasferì a Mittersill, vicino Salisburgo, dove per errore fu ucciso da un soldato americano.
Le conferenze di Webern
La necessità. Da questa dipende tutto. Accertarla in tutti i capolavori è il vero fine di ogni studio dell’arte.
Così come Goethe definisce l’essenza del colore come «la natura regolata da leggi (gesetzmäßige Natur) in rapporto al senso dell’occhio», allo stesso modo Webern vuole che il suono venga inteso come la “natura regolata da leggi” in rapporto all’orecchio e sia sottratto all’arbitrio umano. Solo a chi è munito di questa consapevolezza e del rispetto davanti al segreto dell’operare artistico egli consente di accostarsi ai grandi capolavori.
Dopo aver esposto con la dovuta ampiezza i presupposti spirituali, Webern passa all’ambito specificamente musicale e tratta una dopo l’altra le più importanti manifestazioni della musica occidentale, dove per suo “sviluppo” viene inteso il dominio progressivo sul dato naturale.
Alla “forma della parola” di Karl Kraus Webern accosta il “pensiero musicale”. La musica diventa la lingua in cui deve essere espresso in suoni quanto non può essere detto in parole. Perché ciò possa avvenire, i pensieri musicali devono essere espressi in forme intelligibili. La ricerca di intelligibilità organizza il materiale naturale dato e produce articolazione (Gliederung) e connessione (Zusammenhang). Da qui si arriva alla distribuzione del pensiero musicale nello spazio.
Willi Reich