André Gorz (1923-2007), viennese di nascita stabilitosi poi in Francia, è stato membro del comitato di redazione di Les Temps Modernes e fondatore di Le Nouvel Observateur. Scoperto e sostenuto da Jean-Paul Sartre, la sua riflessione si colloca all’incrocio tra filosofia e critica sociale. Pioniere dell’ecologia politica, sin dagli anni Settanta analizza i rapporti tra autonomia individuale e critica radicale del produttivismo, facendo del pensiero ecologico un elemento fondante della pratica anticapitalista. Tra le sue numerose opere, tradotte in molte lingue, segnaliamo: Ecologia e politica (Padova 1978), Miserie del presente, ricchezze del possibile (Roma 1997), Ecologica (Milano 2009).
Il realismo ecologico
Il capitalismo fondato sulla crescita è morto. Il socialismo fondato sulla crescita, che gli somiglia come un fratello, ci riflette l’immagine deformata non del nostro futuro ma del nostro passato. Il marxismo, che rimane insostituibile come strumento d’analisi, ha tuttavia perduto il suo valore profetico.
Lo sviluppo delle forze produttive, in virtù del quale la classe operaia avrebbe dovuto spezzare le proprie catene ed instaurare la libertà universale, ha invece spossessato i lavoratori degli ultimi frammenti di sovranità propria, radicalizzato la divisione tra lavoro manuale e intellettuale, distrutto le basi materiali di un possibile potere dei produttori.
La crescita economica, che doveva assicurare abbondanza e benessere per tutti, ha moltiplicato i bisogni più velocemente di quanto potesse soddisfarli e si è quindi infilata in un reticolo di vicoli ciechi che non sono meramente economici: il capitalismo fondato sulla crescita non è in crisi solo in quanto capitalismo, ma anche in quanto crescita.
Si può immaginare ogni sorta di palliativo per l’uno o l’altro dei punti di blocco che compongono questa crisi. Ma il suo carattere di novità risiede nel fatto che essa risulterà in ultima istanza aggravata da ciascuna delle soluzioni parziali e successive attraverso le quali si presume di superarla.
Infatti, pur presentando tutte le caratteristiche di una classica crisi di sovrapproduzione, la crisi attuale mostra anche dimensioni nuove che, a parte qualche rara eccezione, i marxisti non avevano previsto e alle quali ciò che fino ad adesso si è inteso per ‘socialismo’ non sa dare risposta: crisi del rapporto tra gli individui e la sfera economica; crisi del lavoro; crisi del nostro rapporto con la natura, con i corpi, con l’altro sesso, con la società, con le generazioni a venire, con la storia; crisi della vita urbana, dell’habitat, della medicina, della scuola, della scienza.