Alenka Zupancic, Etica del Reale. Kant, Lacan

L’idea al centro dell’etica kantiana è al tempo stesso semplice e rivoluzionaria: essa propone una legge morale indipendente da qualsiasi nozione di Bene prestabilito e da qualsiasi “inclinazione umana” come l’amore, la simpatia o la paura. Cercando di interpretare tale proposizione rivoluzionaria in una luce più “umana” e fare di Kant un nostro contemporaneo – un pensatore che possa aiutarci nei nostri dilemmi etici –, diversi studiosi kantiani hanno sorvolato sui suoi paradossi apparenti e sulle sue impossibili rivendicazioni. Questo libro si propone di fare esattamente la cosa opposta. Kant, grazie a Dio, non è nostro contemporaneo; egli si oppone al nostro tempo. Lacan, da parte sua, appare come l’antitesi di Kant – il “selvaggio” teorico della psicoanalisi di contro al sobrio pensatore dell’Illuminismo. Tuttavia, il suo concetto di Reale offre probabilmente lo sfondo più utile a questa nuova interpretazione dell’etica kantiana. Mettendo in relazione costante le sue letture dei due filosofi, Alenka Zupančič elabora un’“etica del Reale” e definisce il fondamento perturbante per una restaurazione radicale dell’etica.

Se il libro di Zupančič non diventerà una classica opera di riferimento, la sola conclusione da trarre sarà che il nostro mondo accademico è intrappolato in un’oscura volontà di autodistruzione
-Slavoj Žižek-

È ben noto che nella filosofia pratica di Kant la nozione di «patologico» ha lo statuto di una sorta di nodo che lega numerosi elementi teoretici divergenti. Kant usa questo termine per designare ciò che non rientra nell’ordine dell’etica. Dobbiamo sottolineare, tuttavia, che questa nozione di patologico non va considerata come l’opposto di “normale”. Al contrario, nella visione di Kant, proprio le nostre “normali” azioni quotidiane sono sempre più o meno patologiche. Agiamo patologicamente quando c’è qualcosa a guidare le nostre azioni – sia che ci spinga in avanti sia che ci costringa da dietro. Per indicare questa forza costrittiva Kant usa il termine generale Triebfeder, «movente» [drive] o «impulso» [incentive]. Qualsiasi cosa può fungere da tale forza costrittiva, dal bisogno più basso all’idea più astratta ed elevata; l’estensione di questo concetto corrisponde al mondo della “normalità” in quanto tale. Perciò, l’alternativa al patologico non può essere il normale, ma comprenderà piuttosto concetti come libertà, autonomia, e determinazione formale della volontà.

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