In questo libro Luisa Muraro, tra le più importanti filosofe italiane, lancia una sfida: che cosa sarebbe la nostra vita senza grandi desideri? Si può desiderare ciò che sembra impossibile da ottenere? Nella cultura che cambia senza andare avanti, in un’economia che cresce e si espande ma non si cura di far crescere né la gioia né il senso di sicurezza, nella vita che sembra tutta un mercato, con l’umanità stretta fra il troppo e troppo poco, traspare l’intuizione che il reale non è indifferente al desiderio e non assiste indifferente alla passione del desiderare. Il mondo è salvo solo a patto che coloro che lo abitano abbiano aspettative incommensurabili ai propri mezzi e non perdano mai la fiducia di essere destinati a qualcosa di grande.
Quando sono messa alle corde da qualche desiderio che mi nasce dentro, adesso quello di scrivere un libro di politica fuori dalle sue nozioni correnti, e mi assale la vergogna di avere desideri troppo grandi, mi viene incontro una breve storia che racconterò.
Tra noi, in Occidente, si conosce bene la magnifica vicenda di Giuseppe (Yusuf) ebreo, che i fratelli consegnarono ai mercanti di schiavi, perché erano gelosi dell’ammirazione che suscitava con le sue belle qualità, e che riuscì a diventare viceré d’Egitto, perdonò i fratelli, e tutto il resto. Ma pochi fra noi sanno ciò che avvenne al mercato degli schiavi, quando Giuseppe fu messo in vendita, prima che lo comprasse il potente Potifar, ministro del re faraone. I compratori, tantissimi, si misero in fila per presentare le proprie offerte al sensale quando, dalla folla, si alzò la voce di una vecchia che stringeva alcuni gomitoli di lana colorata: «Ci sono anch’io, vendi a me quel giovane, lo desidero pazzamente, ecco qui il mio pegno» e mostrò i gomitoli, spiegando che il filo lo aveva filato lei stessa. Il sensale rise: «Anima semplice, guarda che per questo gioiello di schiavo mi hanno offerto tesori; con il tuo filo non puoi comprarlo». «Lo so che in questo mercato io non lo compro» gli rispose la donna. «Mi sono messa in fila perché dicano, amici e nemici: anche lei ci ha provato».